Prendiamo l’occasione fornita da un quesito che ci ha posto un nostro cliente per approfondire il quadro normativo su questo tema.
La prima importante regola che stabilisce la Norma è che in nessun caso è ammesso di utilizzare le tubazioni di trasporto dei fluidi pericolosi come componenti naturali dell’LPS. In particolare non devono essere utilizzati sia come captatori sia come calate anche quando le sezioni metalliche di conduzione sono superiori a quanto indicato in Tab.6 della stessa Norma, salvo casi particolari.
Facciamo una prima ipotesi considerando che il tubo che conduce il fluido sia dotato di collegamenti e flange che non siano sorgenti di emissione pericolose, ad esempio che diano origine a zone di tipo 2 NE secondo la Norma CEI EN 60079-10. In pratica il tubo si comporta come una massa metallica estesa in alcuni casi isolata dal terreno dal giunto specifico di isolamento. In questo caso si presentano due possibilità:
-abbiamo calcolato la distanza di separazione s=ki xkcxl/km con la nota formula del paragrafo 6.3 della Norma, dove l ,in questo caso, è il tratto di parallelismo alla calata più vicina. Se la tubazione si trova ad una distanza di sicurezza maggiore di quella calcolata nel progetto, non è necessario collegare l’ LPS al tubo del gas. E’ possibile ridurre questa distanza per esempio aumentando il numero delle calate. Se non abbiamo calcoli di riferimento delle distanze, prudenzialmente, si renderà equipotenziale il tubo con la calata con collegamenti almeno ogni 30 m. Ovviamente più collegamenti faremo migliore sarà il risultato di ripartizioni della corrente e della equipotenzialità raggiunta .Per questi collegamenti sono disponibili nel catalogo SATI tutti i componenti idonei allo scopo.
-La seconda possibilità si verifica quando la tubazione del gas , per esempio in alta pressione, è costruita con molte Sorgenti di emissione efficaci ai sensi della già citata Norma CEI EN 60079-10. In questo caso siamo in presenza di Zone pericolose di tipo 2 e quindi si dovranno applicare tutti gli accorgimenti addizionali indicati nell’Allegato D (normativo) per queste applicazioni con rischio di esplosione.
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